Home Page »
Dai
Presidi arriva un segnale sbagliato
In
vista delle elezioni
ormai
imminenti i Presidi di
cinque Facoltà dell’Università della Calabria
hanno sottoscritto un documento che, dopo alcune considerazioni
generali, conclude affermando, con brioso volo pindarico, la necessità
di confermare
l’attuale
Rettore anche per il prossimo quadriennio.
Alcuni
dei firmatari hanno pubblicamente sostenuto di avere aderito
all’iniziativa non come Presidi ma a
titolo personale, come singoli
docenti. Ma questa imbarazzata giustificazione appare poco convincente,
dal momento che il documento è firmato solo da cinque persone e che
queste persone sono tutti Presidi.
A dissipare qualsiasi
dubbio bastano, poi, i titoli dei giornali che hanno dato notevole
rilievo al documento, attribuendolo, ovviamente, ai Presidi.
I
firmatari sono persone di straordinario spessore che hanno onorato e
onorano l’Università della Calabria con il loro impegno e la loro
intelligenza, ma in questo caso hanno
mandato
un segnale che, a mio
modesto avviso, è sbagliato. Si è, infatti, nel vivo del
dibattito, il
professor Latorre ed io incontriamo, giorno dopo giorno, Dipartimenti,
Facoltà, gruppi di lavoratori, studenti. La presenza a questi incontri
è sempre molto numerosa. L’attenzione è viva. La gente vuole sapere,
vuole capire, vuole discutere. Nelle prossime settimane, il 7 e il 15
giugno, ci saranno due riunioni plenarie del corpo elettorale dove
tutti potranno esprimere critiche e proposte. I candidati esporranno i
loro programmi. Il 27 giugno, infine, si voterà e ognuno darà il suo
consapevole verdetto.
I cinque
professori-presidi con il loro messaggio ci suggeriscono che questo
itinerario è solo uno stanco rituale. Non ci sono proposte da
ascoltare, dibattiti da seguire, riflessioni da sviluppare. La strada è
segnata e loro, nostre stelle comete, ce la indicano. Il documento,
peraltro, è stato fatto circolare il giorno prima che io iniziassi il
ciclo di incontri con le Facoltà, con un tempismo che appare quantomeno
inopportuno. Ma non basta! Il Rettore ha insediato, qualche giorno fa,
con grande enfasi un Comitato di alto profilo, perché lo aiuti nella
stesura del suo
programma
elettorale.
Appare
evidente che i
professori-presidi hanno ritenuto tale evento ininfluente e si sono
schierati per il Rettore a prescindere dalle proposte che saranno
formulate.
Ma c’è da osservare che,
purtroppo,
il
documento manda un segnale negativo anche all’intera comunità
calabrese, perchè avvalora l’idea della sostanziale
inutilità di un
dibattito preelettorale, ed accredita il convincimento, largamente
diffuso, che il risultato di una elezione dipenda più dalla capacità di
disporre di adeguati collettori del consenso che dal libero confronto
delle idee.
In una terra come la
nostra, dove il
potere è imbalsamato anche nel più sperduto paesino, e i figli
succedono ai padri in una processione senza fine,
l’Università
ha il
dovere di lanciare un messaggio diverso. Deve dare forza ad un modello
in base al quale ognuno partecipa al dibattito, ascolta le varie
posizioni, discute e poi, con la propria testa, decide se vuole il
cambiamento.
I
Presidi per la
straordinaria
autorevolezza del loro ruolo dovrebbero essere fautori e garanti di
questa libera scelta. Dovrebbero far capire a tutti che nell’Università
non ci sono ordini di scuderia, decisioni già prese in nome e per conto
di altri, ma ci sono duemila persone che andranno a votare e lo faranno
in assoluta e totale autonomia, e dovranno dare conto solo
alla loro
coscienza. Ed è così che si deve fare ogni volta che si ha il
privilegio di poter esprimere con il voto il proprio convincimento.
Ma
forse, il documento dei professori-presidi è anche controproducente. È
verosimile, infatti, che esso sia
stato in qualche misura promosso o
almeno sollecitato dal Rettore uscente e mette in luce
perciò la
presenza di un nervosismo
crescente che suggerisce iniziative
avventate. La mia candidatura riscuote interesse, perché favorisce
l’approfondimento di temi poco conosciuti e lo sviluppo di un dibattito
da tempo assente. Di qui il nervosismo del Rettore e del suo entourage,
e il tentativo di
sopire, di far credere che tutto è deciso e che tutti
i giochi sono fatti. Tentativo maldestro, perché i
professori, i
ricercatori, i tecnici, gli amministrativi, gli studenti della nostra
magnifica Università sanno decidere da soli e non hanno bisogno che
qualcuno gli dica cosa fare.
Mi piace, infine,
sottolineare che l’unico
preside che non ha sottoscritto il documento è
una donna. Non credo sia solo un caso.
Arcavacata, 30 maggio 2007